Educare, in fondo, non è così difficile. Una volta fornite informazioni
di carattere generale sulle diverse fasi di sviluppo del bambino e sulle sue
esigenze primarie, basterà la volontà di andargli incontro assicurandogli
sempre la nostra presenza e il nostro sostegno.
Educare deriva da educere, cioè guidare senza soffocare: affetto e
rimprovero, insomma, hanno uguale importanza. Ricordiamo tuttavia che qualunque
atteggiamento educativo adottato, la madre non deve mai dire al bambino che non
gli vuole più bene; meglio la faccia arrabbiata (mai truce), o una buona sculacciata,
anziché la minaccia di privarlo del proprio affetto, che potrebbe essere
traumatica. l’ammonizione dovrà perciò essere breve e il genitore non dovrà
tenere a lungo il broncio.
Sono fermamente convito che una una madre capace di armonizzare l’istinto
materno con alcune forme di tradizione familiare e certe nozioni culturali,
ormai indispensabili, apprese da libri o riviste, sia “una madre che non
sbaglia mai”; inoltre può dare ancora di più di sé se il marito-padre
arricchisce con sicurezza e fiducia il contenitore familiare.
La madre sa adattarsi più facilmente del padre alle diversità
temperamentali del bambino e riesce quasi sempre a modificare se stessa in
funzione di tali diversità. Concretamente, è lei che “fa famiglia”, è lei la
vera “manager” e i figli lo sentono.
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